di Lorenzo Briotti
Se cercate qualcosa da vedere su Netflix e amate il rock non potete perdervi “Rompan Todo”, documentario che in sei episodi racconta la storia del rock in America Latina. Una storia complessa che si lega agli sviluppi culturali e politici del continente sudamericano.
D’altronde il rock è forse il genere che più di tutti, nella sua lunga storia si è connesso alle vicende politiche e agli sviluppi sociali e giovanili. Il “rock en espanol”, in Sud America, è qualcosa che va oltre la musica. È qualcosa che il reggaeton non è riuscito a cancellare. Il rock, nelle mille sfaccettature sudamericane, è intenso.
Anche se musicalmente non ha sempre toccato livelli altissimi, nella stragrande maggioranza dei casi è cantato in spagnolo. E questo basta per essere considerato un elemento importante tra i giovani del Centro e Sud America che parlano tutti la stessa lingua. L’altro aspetto fondamentale sono i testi. Parole che in molti casi sono costate care a chi le cantate.
Rompan Todo è un viaggio lungo più di mezzo secolo che parte dalla fine degli anni Cinquanta per arrivare ai giorni nostri. Il viaggio è percorso in compagnia di diversi protagonisti come il produttore e artista Gustavo Santaolalla, star come Charly Garcia, Alex Lora e Javier Batiz. Non mancano spezzoni di video e concerti, cosa non sempre scontata nei documentari musicali.
Tutto inizia con La Bamba di Ritchie Valens, ragazzo americano di origini messicane che morirà a soli 17 anni nel disastro aereo in cui perse la vita anche anche Buddy Holly.
Ritchie Valens, “La Bamba”
Il brano esce nel 1959 ed ha un impatto enorme sui giovani latino americani che per la prima volta ascoltano un brano d’impostazione rock’n’roll cantato nella loro lingua. Da questo momento nascono decine di gruppi che vogliono “soltanto suonare del rock” ed imitare lo stile di Valens.
Il Messico è da subito il Paese in cui il rock’n’roll ottiene un enorme successo con brani che però, ci tengono a raccontare i protagonisti, ha un suono 100% messicano. I primi gruppi hanno nomi che seguono la tendenza dell’epoca: The Teen Pops, Los Rebeldes del Rock, Los Black Jeans. Bravi ragazzi col ciuffo che nella maggioranza dei casi suonavano cover di pezzi americani in spagnolo.
I Beatles in Sud America
Con l’arrivo dei Beatles qualche anno dopo, nulla sarà più come prima anche in Centro e Sud America. L’impatto dei Quattro di Liverpool sarà enorme anche qui. In Messico, Argentina, Perù, Uruguay, Colombia nascono decine di gruppi che ripropongono la stessa musica.
Il documentario racconta in maniera precisa l’impatto che hanno in Argentina gruppi come i Los Gatos, Los Beatniks, Las Joven Guardia. Come i Beatles, gli esordi di questi gruppi e delle decine di altri che si formano negli altri paesi sono con canzoni semplici che poi, nell’arco di uno due anni, si fanno più complesse.
“La bolsa” (“la borsa”) o “La extraña de las botas rosas” (“la sconosciuta con gli stivali rossi”) sono i brani che intorno al 1966-1967 spopolano in Argentina. “Rebelde” dei Los Beatniks è invece la prima canzone di protesta scritta da un gruppo rock argentino.
Los Beatniks, “Rebelde”
Come sta accadendo in tutto il mondo, il beat diventa il genere di punta e dall’Uruguay arrivano Los Shakers, uno tra i più i gruppi più interessanti degli anni Sessanta in Sud America. Los Shakers agli esordi decidono di cantare in inglese. Oltre la musica, anche il look è modellato sui Beatles e il successo sarà enorme anche nella vicina Argentina.
Los Shakers, “Rompan Todo” (la canzone che dà il titolo al documentario)
Dal Perù arrivano Los Saicos. Si tratta di un gruppo nato quasi per caso la cui fama, a detta dei fondatori, non sarebbe dovuta andare oltre il quartiere di Lima in cui vivevano i componenti del gruppo. Qui il suono è più ruvido e con titoli del tipo “(Fugitivo de) Alcatraz” e “Camisa de fuerza”.
Nel caso dei Los Saicos ed anche dei Los Shain’s, altro gruppo peruviano dal suono simile, nel documentario si parla di prime band proto-punk che l’America Latina abbia prodotto.
Ci avviciniamo al 1968 e in Argentina inizia la repressione con la polizia che organizza retate e arresti nei luoghi di ritrovo giovanili e nelle università. Un assaggio del terrore che di lì a poco arriverà con il Processo di riorganizzazione nazionale, la dittatura del generale Jorge Rafael Videla.
In Messico la repressione è ancora più forte e il 2 ottobre del 1968 il governo decide di attaccare e compiere quello che viene oggi ricordato come il Massacro di Tlatelolco in cui morirono circa 300 studenti. L’attacco viene compiuto dieci giorni prima delle Olimpiadi per placare con il sangue le proteste studentesche.
Sul finire degli anni Sessanta la musica si fa intanto più elaborata sulla scia della psichedelia prima e del progressive poi. In Argentina nascono nuovi gruppi. Su tutti gli Almendra di Luis Alberto Spinetta. Insieme ai Gatos e al gruppo blues-rock Manal si tratta del cosiddetto trio magico del rock argentino.
Oltre a loro nascono i Sui generis, i Vox Dei che realizzano un concept-album sulla Bibbia, gli Arco Iris e il filone blues-rock capitanato dai Pescado Rabioso e dai Pappo’s Blues.
I Pescado Rabioso
Tornando al Messico, nel 1971 viene invece organizzato il Festival di Avandaro, una sorta di Woodstock locale. Il festival nasce quasi per caso come supporto ad una corsa automobilistica. Arrivano talmente tanti giovani e la corsa viene annullata.
Su un palco che durante i due giorni di concerti rischierà più volte di crollare, La band Peace and Love canta due brani espliciti: “Marijuana” e “We got the power”. Il secondo specialmente viene visto come un attacco al potere dato che la gente comincia a ripetere sotto al palco la frase che dà il titolo al brano. Come se non bastasse, il suo leader inizia ad incitare la folla non risparmiando insulti e parolacce.
Peace and Love, “We got the power”
Dato che il festival viene trasmesso in diretta da un’emittente radiofonica nazionale molto popolare, alla fine del festival “La Honda”, il movimento politico-musicale-controculturale che ha organizzato il festival, viene perseguitato dalle autorità con alcuni esponenti costretti a lasciare il Paese.
Come se non bastasse, da quel momento in poi, in Messico il rock viene demonizzato e praticamente censurato fino ai primi anni Ottanta. Nel caso messicano la repressione nei confronti del rock è palese. Il racconto prosegue spiegando il rapporto tra musica rock e politica durante le dittature in Argentina e Cile.
In Cile, all’avvento del golpe Los Blops e Los Jaivas sono i gruppi tra i più popolari. Si tratta di due band che mischiano progressive e la tradizione musicale cilena e andina. Ovviamente con l’arrivo di Pinochet la produzione di questi gruppi e di molti altri viene ostacolata e fortemente rallentata. Stessa cosa per quanto riguarda le esibizioni dal vivo.
In Argentina invece, neanche la dittatura riesce a fermare la musica. Emblematico è il caso dei Los Violadores (“I violentatori”). Si tratta di un gruppo che agli esordi suona punk e che registra una demo nel 1981 organizzando anche alcuni concerti in una serie di piccoli scantinati che clandestinamente diventano luoghi in cui la musica riesce a sopravvivere alla dittatura.
Il rock, in Argentina si presta però anche alla propaganda pro-guerra delle Falklands. Emblematico è il caso di Leon Grieco, una sorta di Bob Dylan argentino che suona per il regime in un concerto dedicato ai militari al fronte, salvo poi pentirsene.
I Soda Stereo
Nella metà degli anni Ottanta, dopo la caduta della dittatura, in Argentina (il paese forse più importante per il rock en espaniol insieme al Messico per chi non lo avesse capito), nascono i Soda Stereo. Il documentario racconta lo straordinario successo che questo gruppo ottiene in tutti i Paesi del continente.
Soda Stereo, “De Música Ligera”
Grazie anche ad una strategia precisa della Sony, la loro casa discografica, e a canzoni semplici ma non affatto scontate, i Soda Stereo diventeranno la band di rock in spagnolo più famosa in assoluto con concerti che registrano il tutto esaurito e fan che dal Messico al Cile, all’Agentina alla Colombia rincorrono i componenti della band.
La loro musica che per certi versi ricorda quella dei primi Litfiba fa da apripista ai messicani Califanes e Manà, ai cileni Los
Prisonieros e agli argentini Enanitos Verdes, altro gruppo che avrà molto successo.
Rompan Todo prosegue raccontando gli ulteriori sviluppi del rock latino americano con i messicani Café Tacvba e i colombiani Atericiopilados.
Café Tacvba, “La Ingrata”
In questo caso l’obbiettivo è quello di mescolare il rock alle tradizioni musicali dei paesi di origine, anche quelle che appartengono alle minoranze.
Intanto in Messico scoppia la rivolta zapatista con decine di artisti rock che si schierano apertamente con i zapatisti. Un grande impulso arriva poi anche dalla televisione con la nascita di Mtv Latina.
Si arriva infine ai giorni nostri: rock che si fonde con il rap, con il tango o con il metal. Ormai il successo è riconosciuto e i suoi protagonisti sono delle star assolute. Basta citare a titolo di esempio la morte di Gustavo Cerati, il chitarrista dei Soda Stereo, avvenuta nel 2014 per le conseguenze di un ictus. A Buenos Aires migliaia di fan scendono in strada e piangono la sua morte
per giorni.
Insomma, un documentario decisamente consigliato per chi ha sempre pensato che il rock debba essere cantato per forza in inglese. Anche lo spagnolo, come spiegano molti protagonisti nel documentario, ha il suo perché. Inoltre raccontare una storia del genere non può trascendere dal raccontare cinquanta anni di storia, cultura e contraddizioni del Centro e Sud America.
Provare per credere, non rimarrete delusi.
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