Ci siamo, il vaccino anti-Covid sta per arrivare. Da domani, 8 dicembre, la Gran Bretagna comincerà a distribuire le prime dosi della Pfizer-BioNTech alle persone più anziane e vulnerabili. Si vaccinano anche la Regina Elisabetta e il principe Filippo. E certo non a titolo preferenziale, in quanto reali, ma per via della loro veneranda età: 94 lei, 99 lui.
E va bene, direte voi, ma tanto Elisabetta II è immortale. Quanti meme su di lei ci hanno fatto sorridere in questi mesi di gravi perdite per l’umanità?
Ma, a parte gli scherzi, il segnale è importante: la famiglia reale si fa testimonial per “incoraggiare quante più persone possibile a farsi vaccinare”.
Insomma, anche in Inghilterra si temono i cosiddetti No Vax. E questo in un momento in cui persino i vescovi inglesi, per esempio, si sono sentiti in dovere di rassicurare i fedeli che non si commette peccato a vaccinarsi, sebbene il vaccino sia ottenuto utilizzando le cellule di un feto abortito.
Proprio così, feti abortiti. E questa è una delle tantissime fake news sul vaccino che vanno rapidamente chiarite. La realtà è molto diversa: ormai molti farmaci innovativi come gli anticorpi monoclonali e tante terapie anticancro utilizzano le cellule a cui alludono i vescovi inglesi.
Si tratta di linee cellulari indispensabili per la ricerca e modificate in modo da essere “immortali” e perciò sempre disponibili in ogni laboratorio. Servono a fare esperimenti standardizzati e comparabili e, tra le altre cose, a ridurre il ricorso alla sperimentazione animale. Vi sembra male?
Una di queste è la linea Hek 293 (Human embrionic Kindney 293) utilizzata per alcuni vaccini anti-Covid e che è stata effettivamente ottenuta negli anni ’70 a partire dalle cellule di un feto abortito.
Ma attenzione: nella ricerca sul vaccino, il nuovo coronavirus viene amplificato su queste cellule e poi viene purificato. Alla fine nel vaccino non c’è alcun residuo delle cellule. E se non basta a rassicurare: sappiate che anche per il cocktail di anticorpi che hanno dato a Trump, sono state utilizzate le stesse cellule.
Detto questo, cerchiamo di riportare a casa un discorso sensato sul vaccino e cosa farne ora che abbiamo corso come matti per averlo.
Vaccino sì o no? Quali sono i timori
L’odio per i vaccini, va detto, esiste da sempre: già le prime campagne di vaccinazione di massa, alla fine del Settecento, incontrarono sacche di resistenza nella popolazione. L’attuale ondata di rifiuto nasce dal medesimo mix di paura e disinformazione. Pensate come stiamo messi…
Bisogna allora informare oltre che fare le leggi, ma la sfida è assai ardua in un’epoca di generale ostilità preconcetta nei confronti di qualunque tipo di autorità e sapere sedimentato. Proviamoci lo stesso.
Quando i giornali hanno scritto che il virologo Andrea Crisanti non si sarebbe sottoposto al primo vaccino, si è dato senz’altro un segnale di sfiducia e sconforto. Se pure gli scienziati hanno i dubbi, noi come faremo a scegliere?
Per fortuna, gran parte della comunità scientifica si è affrettata a mettere da parte questo pensiero. E pure Crisanti si è spiegato meglio. Ma anche la stessa fretta con cui le autorità sanitarie britanniche hanno sdoganato il vaccino Pfizer è stata da più parti contestata. Allora, delle due l’una: questo vaccino è sicuro oppure no?
In realtà, quella inglese, è stata anche una scelta di “orgoglio Brexit”. Arrivare primi per dimostrare che, senza l’Europa, il Regno Unito può fare e avere di più, avvantaggiandosi sui tempi di ripresa economica e sociale.
Nel resto del Vecchio continente facciamo riferimento all’Ema, l’agenzia europea preposta alla vigilanza del farmaco, che in tutti questi mesi ha seguito le sperimentazioni di alcuni vaccini per Covid in “rolling review”.
Che cosa è la Rolling Review?
Lo dice la parola stessa: è una revisione ciclica, cioè invece di produrre tutti i dati alla fine, le aziende farmaceutiche li hanno forniti ad Ema periodicamente, man mano che la sperimentazione andava avanti. Così si sono potuti accorciare i tempi. Ma non si tratta di una scorciatoia ideata per il Covid, anche questa è una procedura di approvazione ampiamente codificata, che esisteva già prima dello scoppio della pandemia.
Come funziona? Ogni sperimentazione si articola in diverse fasi e viene effettuata prima in laboratorio su modelli animali (sperimentazione preclinica) e poi sull’uomo (sperimentazione clinica).
FASE 1 – Si valutano sicurezza e tollerabilità del medicinale. La sperimentazione a questo stadio è condotta su un numero limitato di volontari sani. L’obiettivo principale è valutare eventuali effetti collaterali nell’uomo, sulla base di quanto già riscontrato sugli animali.
FASE 2 – Si verifica l’effettiva capacità del vaccino di produrre gli effetti sperati. Si stabilisce anche la dose giusta da somministrare e si allarga la platea in base anche ad altri parametri, come l’età, la pressione sanguigna, ecc.
FASE 3 – E’ quella finale prima di chiedere l’autorizzazione, serve a determinare l’efficacia del medicinale. A questo stadio i pazienti arruolati sono centinaia o migliaia.
Di solito si fa con più studi clinici controllati randomizzati. Ai pazienti viene assegnato casualmente (random) il vaccino o un placebo (controllo). Questo consente di sapere con certezza che le differenze riscontrate nei due gruppi sono da attribuire esclusivamente al trattamento e non ad altri fattori. Dunque si valutano attentamente la frequenza e la gravità degli effetti indesiderati.
Sono fasi che l’Ema ha già seguito passo passo e i cui risultati dovrà ora controllare. Dopo di che, in caso di parere positivo, il vaccino potrà essere distribuito a tutti ma continuerà ad essere sorvegliato ancora per molto tempo.
I primi due vaccini anti Covid arrivati al traguardo
L’Ema deciderà sull’autorizzazione per il vaccino Pfizer/BioNTech il 29 dicembre e per il vaccino Moderna il 12 gennaio. Come funzionano e quali differenze ci sono?
Sono entrambi vaccini a Rna messaggero (mRna) cioè fatti con una sequenza di Rna del virus che contiene le istruzioni per far produrre alle nostre cellule l’antigene contro cui si attiverà la risposta immunitaria.
Nel caso specifico l’antigene è la proteina Spike, cioè gli arpioni che formano quella specie di corona intorno al virus e che gli consentono di attaccarsi alle nostre cellule. La proteina Spike, per intenderci, è anche l’antigene che viene cercato nei test rapidi.
Tranquilli: la porzione di Rna selezionata, da sola, non basta a scatenare la malattia, ma quando viene iniettata nel nostro organismo e tradotta nelle nostre cellule, è in grado di attivare la produzione degli anticorpi.
In pratica, anziché iniettarci la proteina contro la quale si vuole ottenere la risposta immunitaria, si inducono le stesse cellule umane a fare il lavoro delle case farmaceutiche, inserendo al loro interno le istruzioni per produrla. E contro la quale poi produrremo da soli gli anticorpi.
Vantaggi e svantaggi
I vantaggi di questo nuovo tipo di vaccini sono due: la velocità di produzione e la possibilità di cambiarlo facilmente in caso di mutazioni del virus.
Qualche svantaggio potrebbe derivare dagli effetti collaterali, perché la somministrazione di Rna messaggero non è proprio gradita dal nostro organismo. Ma si tratta di sintomi influenzali, come febbre, mal di testa, dolori muscolari, che spariscono già dal giorno dopo. In realtà non è proprio un male, perché vuol dire che sta funzionando e il sistema immunitario si sta attivando.
Ultimo aspetto da considerare è la conservazione. Questo tipo di vaccini va tenuto a temperature bassissime, cioè a 70 gradi sotto lo zero per Pfizer e meno 20 per Moderna. Serviranno frigoriferi molto potenti per il trasporto e la conservazione, ma pare che in Inghilterra siano comunque arrivati.
Il Covid alle strette, l’unico ostacolo sono i No Vax
Il momento in cui ognuno di noi dovrà decidere se farsi iniettare o meno il vaccino è ancora lontano, ma il clima non è incoraggiante. Secondo alcuni sondaggi, oltre il 40% degli italiani è contrario a vaccinarsi subito.
E allora meglio l’obbligo? E’ incostituzionale, dicono i No Vax. Va bene, allora scomodiamola la nostra Carta costituzionale e capiamo che non è proprio così.
L’articolo 32 parla della salute come un diritto e non come un dovere. Ma esiste anche il diritto alla salute degli altri, quelli che non potranno vaccinarsi e non per scelta ma perché sono immunodepressi o affetti da malattie autoimmuni.
Nel Titolo V invece è scritto che spetta allo Stato la scelta dei principi fondamentali in materia di salute. E la profilassi vaccinale rientra fra questi. Lo ha detto anche la Corte Costituzionale nel 2018 quando regioni come il Veneto provarono ad eludere l’obbligo vaccinale per mandare i bambini a scuola.
Con una pandemia in corso, quindi, l’obbligatorietà di un vaccino non è incostituzionale. Semmai la Costituzione ci imporrebbe di farlo, magari con una legge, passando per il Parlamento, e non con un Dpcm.
Ma siamo sicuri di voler combattere questa guerra? Altra storia sarebbe quella di una patente sanitaria: cioè lasciare libertà di scelta ma vincolata. Vuoi viaggiare? Devi fare il vaccino. Vuoi andare a scuola? Devi fare il vaccino. Lavori in ospedale? Devi fare il vaccino.
Nel frattempo informare, rassicurare, spiegare. Solo così si può combattere l’egoismo della paura.
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